venerdì 12 aprile 2013
Collana “Conversazioni piccole” di Cristina Petit, San Paolo
Recensione tratta da http://libriemarmellata.wordpress.com/
Ogni genitore lo sa: con i bambini, prima poi, è necessario affrontare questioni emotivamente impegnative.
Seppure piccini, i nostri figli hanno le antenne sempre ben tese: non basta tacere situazioni e sentimenti perché essi non li percepiscano e vi si interroghino.
Meglio quindi la sincerità, parlare sempre col bambino. Ma parlarci bene, misurare parole e suggestioni, immagini e spiegazioni affinché non si taccia la realtà – bella o brutta che sia – né la si mistifichi, ma la si ponga ad un portata accessibile dal punto di vista emotivo e facilmente rielaborabile.
Nasce dalla casa editrice San Paolo un collana piccola ma preziosa, frutto della collaborazione tra Cristina Petit – appassionata maestra elementare divenuta celebre per il suo blog maestrapiccola – ed Elisabetta Costantino – psicologa dello sviluppo.
“Conversazioni piccole”, questo il titolo della serie, comprende al momento tre libricini – di formato più che tascabile e prezzo abbordabile – che propongono, sotto forma di dialogo tra un bambino ed una figura affettiva di riferimento – mamma, papà o nonno – temi delicati ed importanti, quali l’amore di coppia, la scomparsa di una persona cara e il distacco dai genitori quando questi vanno a lavorare.
Lo schema scelto è il medesimo: una chiacchierata tra un piccolo e un adulto, dove l’adulto segue il bambino senza prevaricarlo, assecondandone timori e curiosità e guidandolo verso una conclusione rassicurante ma onesta.
Il tutto illustrato fittamente dai disegni, caldi ed allegri, di Sara Benecino.
In “Mamma perché vai a lavorare?” si porta la luce la frustrazione che il bimbo prova quando deve separarsi dal genitore – in questo caso la madre – a causa degli impegni lavorativi.
Come ci viene spiegato nella postfazione, il bambino piccolo è centrato su di sé e non si adegua facilmente al limite, né tollera che non venga assecondato il suo punto di vista.
Il compito dei genitori è guidarlo con dolcezze e accortezza verso l’accettazione dello spazio e della visuale altrui.
Nel libro viene spiegato al piccolo che il lavoro è sì una necessità e un impegno, che è normato con compiti ed orari ai quali non di può venir meno, ma anche che è una scelta, un gratificazione, che piace e che non è subìto dalla madre in questione, ma importante per lei.
Viene inoltre mostrato al bambino che è necessario per chiunque avere uno spazio proprio, lui stesso lo reclama per i suoi giochi o quando è con i suoi amici.
Che non essere insieme sempre non significa non amarsi, che l’affetto permane e ritrovarsi, dopo qualche ora di lontananza, è una festa e un momento speciale.
Il piccolo infatti, più che della continua presenza materna, ha bisogno di quella che in psicologia si chiama “la base sicura”, e cioè la certezza della presenza affettiva anche nell’assenza fisica, la sicurezza del punto di riferimento nel momento del bisogno e la consapevolezza che il genitore ad una certa ora – che può essere fissata e mostrata al bambino – tornerà e potrà dedicarsi a lui.
Durante la conversazione, inoltre, viene spesso rassicurato il bimbo sulla sua importanza, sulla sua centralità e sull’amore che la madre prova per lui.
In “Dove è andato il nonno?” viene affrontato invece il tema delicato della morte, che spesso mette in difficoltà i genitori, convinti, quando avviene una perdita, di dover mentire o tacere per non turbare i figli.
Nel momento in cui una persona amata scompare il bambino percepisce il dolore della famiglia e, se non riceve chiare e rassicuranti spiegazioni, può subire un trauma sicuramente maggiore rispetto a quello che potrebbe dover affrontare conoscendo la verità.
D’altra parte il pensiero della morte e la perdita dei propri cari è dolorosa e difficile per tutti, perché non dovrebbe esserlo anche per i nostri figli?
In questo dialogo viene spiegato al bimbo, con estrema dolcezza e partecipazione, che il nonno è morto, che non tornerà e che non è andato via perché arrabbiato con lui o per mancanza di affetto nei suoi confronti.
Viene detto che la morte è un mistero ignoto a tutti, viene scelto il “cielo” come luogo di riferimento anche se, credo, senza riferimenti necessariamente religiosi.
Ritengo invece che poter “posizionare” in un posto la persona venuta a mancare può aiutare il bambino a metabolizzare, accettare e ricordare. Infondo lo facciamo a che noi quando, a prescindere dai credi personali, pensiamo ai nostri estinti.
Ciò che invece conta è indirizzare l’attenzione del bimbo sull’importanza del ricordo.
E’ attraverso il ricordo del nonno, dei momenti passati insieme che si stempera un po’ il dolore della perdita. “Allora l’amore è come una colla superpotente per attaccare nel cuore le nostre persone preferite” conclude il protagonista….e infondo, certo, è proprio così.
Infine in “Cos’è un amore lungo lungo?” abbiamo una nonna che dialoga con la nipotina raccontandole la sua duratura relazione amorosa con il nonno.
L’impegno di un rapporto di coppia, le difficoltà quotidiane, ma anche la gioia, la solidarietà, la vicinanza, il cambiare, crescere e invecchiare insieme.
Le discussioni e le baruffe anche, che però vengono inquadrate in un rapporto saldo e quindi non sono portatrici di rotture ma aiutano a conoscersi e capirsi meglio.
Per i bambini è bello e rassicurante conoscere la storia delle figure di riferimento, inquadrare loro stessi in uno scenario amoroso e tutto sommato felice.
Come anche imparare fin da piccoli la differenza tra l’amore di coppia e gli altri tipi d’amore, saperlo rispettare e accettare che i genitori abbiano bisogno del loro spazio perché oltre che mamma e papà sono anche compagni di vita.
I tre libricini sono tutti caratterizzati da una buona sensibilità e conoscenza dell’animo dei piccoli (seppure non mi piaccia molto l’idea di storpiare alcune parole quando parlano i bambini).
Possono essere utili come lettura condivisa, nel momento in cui si manifesti l’esigenza di affrontare uno dei temi portati, ma si offrono anche come riferimento per il solo genitore, là dove si abbia bisogno di un’idea o un orientamento per impostare un dialogo con il figlio.
Le illustrazioni a carboncino in bianco e nero sono molto in linea con lo spirito della collana: semplici ma espressive. Con volti umani sorridenti ed accoglienti stimolano un percezione affettiva ed emotivamente positiva dei contenuti.
(età consigliata: dai 4 anni)
Se i libri ti piacciono, comprali qui:
Cos’è un amore lungo lungo?
Dov’è andato il nonno?
Mamma, perché vai a lavorare?
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